NUOVA PRO LOCO TREPPO CARNICO

Via Giacomo Leopardi n° 11

Treppo Carnico  ud

Altitudine: 671 m. slm

Abitanti: 624 al 31.12.2013

Superficie: 18,71 kmq

 

BREVE DESCRIZIONE DEL COMUNE

Treppo Carnico sorge a 671 m nella regione montuosa della Carnia, circondato dai monti Paularo (2.043 m) e Dimon (2.043 m) a Nord e Tersadia (1.959 m) a Sud. Le sue frazioni sono Gleriis, Siaio, Tausia e Zenodis.

 

 

STORIA E CULTURAInizio

Il nome del capoluogo si incontra in tutte le lingue d'Europa e se questo rende difficile scioglierne il significato originale, conferma però l'origine lontana e probabilmente gallo-celtica dei primi insediamenti nella zona. Treppo può significare luogo erboso (in sloveno si incontra “Trava” con significato di erba e in dialetto Carnico Trep sta per fascia erbosa), o anche Trivio, dal latino; nel primo caso il nome sottolineerebbe le caratteristiche della località che ai tempi remoti è sempre stata ricca di buoni pascoli, fertile, soleggiata e fuori mano, cosa questa che la rendeva sicura e quindi favorevole alle soste estive dei Carri, quando scendevano per pascolare i loro greggi e rifornirsi di legname. Con l'ingresso di questa tribù Celtica nell'orbita di Roma, le malghe estive divennero luogo di insediamento stabile. Nessun reperto archeologico, che il Pontaiba col suo bacino mottoso e instabile potrebbe nascondere, convalida queste supposizioni, del resto non infondate, in rapporto a vicende simili e documentate di altre zone della Carnia. Anche Treppo fu sotto la giurisdizione di Zuglio nei secoli in cui questo fu sede vescovile. Dopo l'invasioni rovinose, dal'800 al 1000, i villaggi della Val Pontaiba vennero ricostruiti con i nomi attuali, quindi entrarono a far parte dei territori governati dal Patriarca di Aquileia, duca del Friuli dal 1077 al 1420. I primi documenti, a partire del 1100, parlano delle frazioni di Siaio e di Tausia; soltanto nel 1300 si trova menzione di Treppo e Zenodis. Nel 1327 il preposito di Zuglio lascia tutti i suoi beni alle chiese dipendenti da S. Pietro e nell'atto testamentario cita S. Agnese di Siaio, che fu distrutta da una alluvione presumibilmente verso la metà del XVsecolo. Di questo avvenimento parla indirettamente il gastaldo di Tolmezzo in uno scritto del 9 giugno 1453, riguardante l'alta valle del But, quando descrive una località “ruinata et” in Gleriis conversa per la furia delle acque; in quel luogo appunto sorge oggi la frazione di Gleriis. In epoca medioevale la valle faceva parte di un circondario amministrativo governato dal gastaldo residente a Tolmezzo, il quale curava gli interessi del Patriarca e i propri, amministrava la giustizia e curava la difesa dei passi. Dei quattro quartieri della gastaldia, uno faceva capo a S. Pietro di Zuglio e comprendeva anche la Val Pontaiba, i cui paesi sono ancor oggi ricordato come ville di sopra  per distinguerli  dalle ville di sotto della stessa zona. Alla fine del Medio Evo le ville, i paesi cioè ad amministrazione autonoma, divennero Comuni e ne vengono ricordati cinque: Zenodis, Treppo, Siaio, Tersadia e Ligosullo; nella segrestia della chiese di Treppo si conserva ancora una delle casse a triplice chiusura che custodivano i beni comunali. Le condizioni di vita erano quelle di servi che lavoravano terre cedute in feudo dal Patriarca o dal gastaldo a qualche famiglia nobile: infatti a Siaio esiste ancora murato sopra l'ingresso di una casa lo stemma degli Scaligeri. Dal 1420, anno del passaggio di tutta la Carnia e del Friuli sotto il governo della Repubblica Veneta, vennero riattati e ampliati i vecchi “ciastelirs” e sono ricordati quello di Duron ed il castello di Siaio a su di Treppo, il cui colle ancor oggi è detto dal Ciastelàt. Nel 1600 i valligiani si diedero a nuove attività, quelle dei venditori ambulanti e degli arrotini girovaghi: con i proventi dell’emigrazione estiva si provvide a ricostruire le case con muri e tetti di tegole, e anche portali di pietra che in alcune costruzioni si conservano tuttora. Nel 1692, anno della  alluvione in tutta la Carnia, Treppo fu in gran parte distrutta ed alcuni resti, finestre con cardini ancora infissi, vennero alla luce all'inizio del nostro secolo. Nel 1817 Treppo divenne Comune e comprese tutte le ville dalla Val Pontaiba; fu quello l'anno della fame: un'estate freddissima impedì a tutte le messi di maturare. Negli anni successivi una nuova attività, esercitata esclusivamente dagli uomini del capoluogo, portò notevole benessere alla popolazione del paese. Era quella dei “Foraiaris”. che avevano appreso il mestiere come dipendenti di una ditta lombarda in Austria. Quando si misero da soli, partendo in primavera della loro valle e rientrando soltanto in autunno per la festa del Rosario e allora si teneva una gran sagra ricavarono notevoli guadagni ed ebbero il successo che meritavano, perchè il lavoro era duro e li costringeva a soggiornare per tutta l'estate in baracche o fienili abbandonati, ad arrampicarsi per sentieri e dirupi. A nutrirsi del formaggio portato da casa, di latte e polenta.  Il lavoro consisteva nello scegliere i fusti dei larici pronti al taglio, forarli, e quindi raccogliere la resina in grandi mastelli che portavano legati sulle spalle; questa veniva poi filata e la trementina raccolta in vecchi fusti era spedita ai grossisti. Il lavoro dei “Foralaris”. estraendo la resina, facilitava lo scorrimento delle lame durante i lavori di taglio e la loro presenza era quindi gradita: addirittura c'era scambio di cortesie tra i proprietari di boschi e i “Foralaris” che usavano donare falci e coti di Bergamo, e magari anche un fazzoletto di lana o di seta. In quel periodo le casa furono ritrattate e abbellite, così come le vediamo oggi. E i vecchi del luogo, raccontano al visitatore di questo antico mestiere in disuso, indicano le case come testimonianza di quel benessere. Case, dicono , << c'a musin di arian, c'a naisin di peule>>

 

NATURA E AMBIENTE

Le Alpi Carniche occupano la parte più settentrionale della Regione Friuli Venezia Giulia ed includono alcune delle sue cime più alte. Sono un sistema montuoso formatosi in una lunga storia geologica cui corrispondono numerosi tipi di rocce diverse. Il sito costituisce il punto di maggior concentrazione degli habitat montani ed alpini di interesse naturalistico della Regione ed è fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie animali. Le Alpi Carniche sono tutelate della Comunità Europea attraverso i “siti” della “Rete Natura 2000”.

In FVG si incontrano le regioni biogeografia alpina e quella continentale.
La Regione ha costituito una propria rete composta di 56 SIC e 8 ZPS, per un totale di 60 siti che interessano il 19% del territorio regionale. Anche le Alpi Carniche sono tutelate dalla comunità Europea attraverso i siti della “Rete Natura 2000” ed interessano i seguenti Comuni: Cercivento, Comeglians, Forni Avoltri, Ligosullo, Moggio Udinese, Paluzza, Paularo, Pontebba, Ravascletto, Rigolato e Treppo Carnico.

DA VEDERE

Galleria d'Arte Moderna 'E. De Cillia'

Il mosaico della Sala Consiliare

 Nella Sala Consiliare del Municipio di Treppo Carnico, di fronte all’entrata principale, campeggia a piena parete il bellissimo mosaico raffigurante la vita in Carnia. Su bozzetto del Maestro Giuseppe Zigaina, uno dei più significativi artisti friulani contemporanei,  l’opera musiva è stata realizzata nel 2003 dalla Scuola Mosaicisti del Friuli.

S. Agnese di Treppo Carnico

La Chiesa parrocchiale di S. Agnese di Treppo Carnico è stata costruita all'inizio dell'Ottocento (1809-1813) su disegno dell'architetto Angelo Schiavi da Tolmezzo (1749-1825), il cui padre Francesco (1721-1798) è autore dell'elegante campanile con terminazione a cipolla che affianca la chiesa.
     La bella costruzione, strutturata secondo i moduli post massariani cari a questa famiglia di architetti e capomastri, è decorata all'interno (navata e presbiterio) con affreschi eseguiti nel 1924 dal pittore Giovanni Moro (1877-1940) nativo della vicina Ligosullo. Da ricordare inoltre un dipinto raffigurante S. Antonio e l'angelo nella navata destra, opera dell'udinese Filippo Giuseppini (1811-1876) sempre elegante nella stesura del colore, e una pala nel presbiterio (S. Agnese e Santi) di buona scuola veneta del Settecento.

Chiesa della B. V. delle Grazie di TAUSIA

La Chiesa della B. V. delle Grazie di Tausia, riedificata sul luogo di precedenti edifici nel 1876, conserva all'interno affreschi di Giovanni Moro (1904): nella volta del soffitto della navata la Beata Vergine delle Grazie, S. Nicolò e S. Antonio da Padova; nel soffitto del coro il Trionfo della Croce.
Tra gli ex voto, uno particolarmente piacevole mostra un'ammalata distesa sul letto, la Vergine col Bambino tra nubi, l'immagine dell'antica Chiesa e la scritta: "Votto fatto io MargarittaMorocutta pel favore ho ottenuto della SS.ma Madona delle Grazie, 1726".

NUMERI UTILI

Municipio 0433 777023 /fax 0433 777331.