Altitudine: 296 m s.l.m.
Superficie:33.26 kmq
Abitanti: n. 840
 
 
 
 
DESCRIZIONE DEL COMUNE
 
Il territorio di Amaro si sviluppa intorno al M.teAmariana (1905 mt), comprendendone interamente il cocuzzolo e cingendone i fianchi, fino a stendersi sul  greto del fiume Tagliamento e del  fiume Fella. A sud si staglia il M.te S. Simeone (1505 mt). A sud-est sono visibili i monti Plauris e Chiampon. Si estende per una superficie di 33,26 kmq e la sua altitudine è di mt. 296 s.l.m..  E' il primo dei comuni che si incontrano entrando in Carnia dalla provincia di Udine. Confina con i Comuni di Tolmezzo, Cavazzo Carnico, Moggio e Venzone e non ha frazioni. Amaro il 12 dicembre 2002 ha ricevuto, per la ricostruzione post terremoto, la Medaglia d'oro al merito civile  come "...Splendido esempio di valore civico e d'alto senso del dovere, meritevole dell'ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta"
Amaro si trova in una situazione di controtendenza rispetto allo spopolamento degli altri comuni montani grazie allo sviluppo di una vasta e dinamica zona industriale, artigianale e commerciale. Tale zona è favorita dalla posizione geografica del comune che funge da "porta" della Carnia, e dalla vicinanza ad un'importante via di comunicazione quale l'autostrada A23.
 
STORIA E CULTURA
 
Diverse leggende antiche dei nostri avi parlano di una certa Olmade sorta sul guado tra Fella e Tagliamento: sarebbe stato il primo abitato di Amaro.
Tra il 1300 ed il 1100 a.C., età del ferro, passarono e si fermarono tra noi popolazioni paleo venete di origine indoeuropea giungendo dal Centro Europa (gli Euganei e i Veneti). Verso il IV-II sec.a.C. arrivarono i Celti, i cui resti sono stati documentati da interessanti reperti in ferro trovati in una necropoli della zona amarese detta "I Maleits". A una successiva tribù celtica, i Carni, (popoli delle montagne), siamo inoltre debitori del nome che ancora oggi ci distingue. Verso il 183 a.C. arrivarono in Friuli i Romani che contesero la nostra terra ai popoli celto-carni e verso il 50 a.C. si stabilirono presso il guado sul fiume Fella: infatti a sud del paese, lungo l'antica "via carnica" ora abbandonata e chiamata tuttora le "pedrade", vennero trovati vari reperti (fibule in bronzo, coltelli, chiavi, oggetti in cotto...) risalenti all'età di Vespasiano, Tito e Domiziano nonchè una pietra sepolcrale della gente Ammonia insieme a due tegole marcate MCI PORCI SCY (Marcii PorciiSeymni). Verso il 166 d.C. si ebbero le invasioni dei Quadi e dei Marcomanni, a cui seguirono quelle dei Visigoti di Alarico, degli Unni e poi degli Ostrogoti di Teodorico (489 e il 553 d.C).
Testimonianze documentate sull'esistenza di Amaro risalgono al secolo XIII: vecchi documenti ricordano, fra  l'altro, come nel 1387 e nel 1393 in cambio dell'investitura del M.teAmariana, Amaro avesse l'obbligo di  custodire  ponti barche e traghetto sulle vie di comunicazione e passaggio sui due fiumi, che incrociavano le grandi strade dirette alla valle del Danubio. Reliquie trovate all'inizio del secolo provano che esisteva una borgata, fin dal I secolo d.C. con  questa funzione.  
Amaro ha fatto parte ecclesiasticamente dell'Abbazia di Moggio fino al 1777, anno in cui passò sotto l'Arcidiaconato della Carnia.  La chiesa  parrocchiale di S. Nicolò risalente forse al 1200 (per certo si sa che nel 1523 gli amaresi frequentavano la loro Chiesa parrocchiale) domina il paese  e offre una discreta veduta sulla valle del Tagliamento. Dell'antica chiesa rimangono: la porta minore, un tempo porta maggiore; un occhio ed un'arcata di finestra di tipo ogivale in tufo, poste sulla facciata nord della chiesa attuale. La chiesa di S. Valentino invece, è una piccola costruzione risalente al 1600 con un campanile a vela. Degna di nota è anche la chiesetta della "Maine" situata lungo la vecchia strada provinciale che porta a Tolmezzo, ristrutturata dagli alpini dopo il terremoto del 1976.
Il terremoto  ha causato notevoli danni negli edifici ma nessun crollo, perché gli stessi erano stati rinforzati in seguito al precedente evento del 1928; tuttavia Amaro si presenta ora con un volto rinnovato, ma senz'altro ben valorizzato, conservante l'impianto originario: Il paese, infatti, ha mantenuto  testimonianza dell'architettura del passato nei loggiati, portici e “linde” di via Roma e in numerosi portoni tipici del paese. 
Molto pittoreschi sono l' "Androne", la "Fontane Grande"(datata 1697 e ricavata da un unico blocco di pietra), ilBorc di Stâles, e le numerose ancone ex voto sparse sul territorio come il "Crist di Palote"e le "Madone dal Çoc".
 
ASPETTI NATURALISTICI
 
Sulle pendici del M.teAmariana nei dintorni del paese, si possono osservare  pinete submontane di pino nero,  carpino nero, orniello, ginepro talvolta mescolati con pino silvestre. Più in alto il pino nero si mescola con il faggio e con l'abete rosso, lasciandone man mano il posto. La sommità è caratterizzata da chiazze di mughi alternate a spiazzi erbosi e rari larici. Le zone presso le campagne amaresi presentano formazioni di  carpini neri, ornielli, acacie, varie specie di aceri, tigli, pioppi, ontani. Sul greto fluviale notiamo salici, ontani, pioppi mescolati ad arbusti  di olivello spinoso, un tempo raccolto dai nostri vecchi per preparazioni medicinali e culinarie.
 
 
ITINERARI NATURALISTICI E CULTURALI
 
Rio Favarines
 
Il rio Favarinesè l’impluvio naturale di tutto il versante sud-est dell’Amariana. Nel suo percorso ha creato, per mezzo dell’opera corrosiva delle acque, un' interessante forra caratterizzata da otto cascate.  Sicuramente la parte finale  è quella più affascinante, sia  per la verticalità di 50 metri dell’ultimo salto, sia per le  vasche naturali create dal torrente. Essa è anche la più conosciuta  e frequentata. 
A poca distanza è possibile visitare il sito della vecchia “cjalcinarie” , costruzione dove nei tempi passati veniva prodotta la calce viva utilizzata per l'intonacatura e l'imbiancatura dei muri.
Le fornaci venivano generalmente costruite in luoghi con abbondanza di materia prima (sassi bianchi ricchi di carbonato di calcio), vicino alla zona di costruzione dello stavolo  e dove fosse facilmente reperibile l'acqua. 
In Favarines si trovano due fornaci, di cui una di grandi dimensioni. In località "Mariane", accanto al sentiero ne esiste un'altra; sotto allo stavolo di Badeit, sull'orlo des "Cjamarates", è stata costruita una di più modeste dimensioni. Questi sono solo alcuni esempi, ma fornaci più o meno grandi sono dislocate anche in altri siti.
Come su quasi tutto il cono dell’Amariana, anche in questa parte di territorio è possibile imbattersi in pietre che mostrano incastonati dei fossili marini, chiaro segno dell'origine geologica del territorio.
 
Ambienti ipogei
 
Il territorio amarese non è particolarmente ricco di ambienti ipogei, tuttavia alcune cavità sono alquanto interessanti e meritano una visita. 
La grotta del rio Sgenaulie ha uno sviluppo di circa settanta metri con andamento ascendente est-ovest.  L'interno è molto suggestivo e ricco di concrezioni multicolori, di stalattiti e stalagmiti. Purtroppo molte di queste opere della natura sono state distrutte e asportate già parecchi decenni orsono. L'ultimo tratto è molto angusto ed è percorribile solo per pochi metri strisciando. 
Il Foràn di Valerieè un pozzo verticale a quota 1130 m.s.l.m.  Profondo alcuni metri, stretto all'ingresso, si allarga sul fondo. Prosegue verso valle ma la stretta fenditura non è percorribile. 
I Fontanazsoprastanti il rio Touf, dai quali dopo abbondanti precipitazioni sgorga un enorme quantitativo d'acqua, sono due stretti cunicoli non percorribili che si notano a sinistra della cascata di Flobie, anch'essa attiva dopo copiose piogge. 
 
Mte. Amariana
 
Assolutamente straordinaria è la vista panoramica che si ha dalla cima della nostra montagna, l’Amariana (1905 m s.l.m.). Da Amaro si prende la strada militare che sale con numerosi tornanti nel vallone del rio Maggiore fino alla "Forca del Cristo" . Si imbocca poi il sentiero che volge leggermente a destra sul crestone del "Cuel dai Noglars" (sentiero CAI 414) . La faticosa salita viene immediatamente ripagata dalla spettacolare veduta della pianura friulana e delle valli che partono dalla conca tolmezzina per ramificarsi nel territorio carnico.
Sulle sue pendici nel corso degli anni vennero costruiti numerosi stavoli, alcuni conservati ancora oggi in ottime condizioni dai proprietari o affidatari, altri purtroppo deteriorati dal passare del tempo. Questi edifici hanno avuto un'importanza fondamentale nel passato, sia come luogo di residenza di alcune famiglie, sia come ricovero e luogo dove passare il periodo dei lavori agricoli in montagna. 
Gli stavoli di Lisagno di Sopra si possono raggiungere percorrendo la strada che sale verso il monte Amariana dall'abitato di Amaro; una volta giunti lì la strada discende fino agli stavoli di Lisagno di Sotto.
Prendendo invece il sentiero CAI 415 subito dopo il ponte sul rio Favarines, si possono raggiungere nell'ordine i ruderi dello stavolo di Nôle, lo stavolodi Colò o Amariana di Sotto, lo stavolo di Valeconine i vicini stavoli di Busete Marianuto Amariana di Sopra, il ricovero Sfuarzele e il ricoveroPlan d'Aiars.  Durante il tragitto la vista verso Amaro è impedita dalla punta Zornada sulle cui pendici orientali si notano gli stavoli diBadeit.
 
Mulino Rainis
 
In un angolo  caratteristico della campagna di Amaro, accanto a un delizioso laghetto, si trova il mulino Rainis.  Il fabbricato  è raggiungibile scendendo dalla statale verso il lago del Cison. Grazie alle sue 2 macine, una utilizzata per il mais e l’altra per il frumento, era in grado di rispondere alle esigenze dell’intera comunità amarese. Di costruzione ottocentesca, il fabbricato venne mantenuto in attività fino al 1976, anno del terremoto. Successivamente fu utilizzato, ancora per alcuni anni, solo per le necessità familiari. 
 
Resti del vecchio ponte del 1792
 
Alla fine del 1700 fu realizzata l'importante opera di collegamento della Carnia col resto del Friuli mediante la costruzione di due ponti in legno e del tratto di strada sotto le pendici nord del monte San Simeone. Il primo ponte in località S. Lucia univa Venzone a Pioverno ed il secondo, in località Cason (meglio conosciuta ad Amaro come Cai), univa quest'ultima alla località Dint in Comune di Amaro. La strada proseguiva poi verso la loc. Maine e verso Tolmezzo.  Completati nel 1792 e soggetti a pedaggio, i ponti non durarono a lungo: quello di S. Lucia fu bruciato dagli Austriaci nel 1809 e quello del Cason, in precarie condizioni, crollò poco tempo dopo ( “I Passaggi del Tagliamento” a cura di E.Fantin, P.Strazzolini, R.Tirelli, Edizioni la bassa).
Sono in genere visibili i monconi in legno delle pile, semicoperti dalle ghiaie a seconda dei capricci delle acque.
Per vederlo basta costeggiare la “Roste dal Sorêli” e seguire il greto del rio Maggiore fino al Tagliamento.
 
Particolarita'
 
Amaro era detto “il paese degli asini " e negli anni Cinquanta se ne contavano oltre 150. L'asino era utilizzato per trasportare diversi materiali ed essendo più robusto del cavallo era più adatto alle strade di montagna. Inoltre il mantenimento dell'animale era poco dispendioso, perchè questo si nutriva semplicemente di fieno e di alimenti di scarsa qualità .Nella tradizione amarese, fra le attrazioni popolari del ferragosto, c'era la corsa degli asini: si svolgeva lungo via Roma, dal Borc di Plais fino alla Piazza Maggiore.  Nel tempo e con l'abbandono della campagna, gli asini  sono stati sostituiti del tutto dai nuovi macchinari agricoli finchè nel 2008 l'Amministrazione Comunale ha deciso di reintrodurli per ripulire i prati incolti del paese. Ma questo non è attualmente l'unico impiego  in quanto alcuni di essi vengono utilizzati per esercizi di onoterapia.
Amaro presenta anche un forte legame con un altro animale, il gambero: esso infatti rappresenta per il nostro paese  un' importante componente della cultura popolare  tanto da essere stato inserito nello stemma cittadino ed essere a tutt'oggi presente sul gonfalone. Questo grazie anche alla curiosa leggenda, da tutti conosciuta, che lo lega agli abitanti di Amaro i quali, nella notte dei tempi, lo avevano scambiato per una "bestia spaventosa rossa come il fuoco e grande come una mucca": laRude Bestie.... 
L' Ente Tutela Pesca (capofila del progetto europeo Life Rarity) ha inoltre avviato  proprio  nel nostro paese un allevamento di gamberi autoctoni volto alla protezione e al rafforzamento delle specie regionali (A. pallipes e A. torrentium) e all' eradicazione dell' invasivo gambero rosso della Louisiana (P. clarkiiGirard). 
A questa tradizione, si collega la "festa del Gambero", particolare manifestazione legata al simpatico crostaceo.
 
MANIFESTAZIONI
 
Fuochi di S.Pietro: 29 giugno
Festa del Gambero:24-25-26 luglio
Arrivo di S.Nicolo: 5 dicembre
 
 
INFORMAZIONI UTILI
Via Roma,82 - 33020 Amaro (UD)
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. * www.comune.amaro.ud.it
P.I. 00801600305 – C.F. 93002530306